lunedì 8 settembre 2014

“PATRICIA BRENT, ZITELLA” DI HERBERT JENKINS.


I libri belli, quando lo sono veramente, prima o poi tornano in circolazione. Non sempre, purtroppo, ma spesso accade, soprattutto grazie a piccole case editrici (Polillo, Astoria, Jo March, Iperborea) che puntano su una qualità costante, e per farlo devono riesumare, fortunatamente in nuove traduzioni, romanzi di un passato più o meno remoto. E alle case editrici sopra citate aggiungo molto volentieri la Elliott, che recentemente ci ha riproposto lo splendido “Patricia Brent, spinster” romanzo del 1918 scritto in punta di penna da un autore di razza  e di un garbo, un umorismo e una leggerezza che spiccano decisamente anche in quel periodo di vacche grasse per noi lettori di buon gusto. Il romanzo è pubblicato con una bella copertina e non costa nemmeno troppo, ma io ho e mi tengo stretta l’edizione del 1931 della collezione Salani, dal titolo “Patrizia Brent, zittella” con due T, e con una GENIALE sovraccoperta ripresa dall’originale Inglese.
 
copertina poi riprodotta nell'edizione Salani.
 

Come detto, romanzo del 1918, ossia al culmine di quella assurda guerra (che di grande aveva ben poco, a parte la stupidità) che costò milioni di vite e che in un certo qual modo cementò i ceti sociali non solo del Regno unito, mettendo per la prima volta a contatto nobili e popolino, iniziando così un processo paritario che si sarebbe concluso solo dopo un’altra guerra e la presa di coscienza degli anni sessanta. Questo preambolo serve per far capire come questo romanzo probabilmente, senza quel conflitto, non sarebbe stato forse accettato dalla gente, in quanto narra dell’amore appassionato e puro di un Lord verso una segretaria,  non con i toni stucchevoli della favola per adulti ma bensì attraverso una frizzante e brillantissima commedia degli equivoci.
 
L'edizione Elliott attualmente in libreria
 

Patricia Brent è una ventiquattrenne (ma per i tempi già attempata..) di origini rispettabili quanto umili, il cui unico parente in vita è una zia noiosamente moralista. Lavora come segretaria per un giovane politico dalle idee confuse ,e non ha mai amato un uomo in vita sua; per cui, pur essendo carina e intelligente, è già quasi da considerarsi una vecchia zitella inveterata, cosa peraltro abbastanza verosimile per il periodo.

E tale la considerano le zitellone di vecchia data della modesta e affollata pensione nella quale Patricia vive,  e un bel giorno la ragazza le sorprende, non vista, a sparlare di lei in tal senso. Ferita nell’orgoglio, Patricia decide allora di inventarsi di sana pianta di avere un fidanzato maggiore dell’esercito, con tanto di finta uscita tutta in ghingheri. Quello che non si immagina è che le pettegole la tallonino fino al ristorante, ritrovandosele così alle calcagna! e Patricia, che aveva calcolato di consumare una mesta cenetta in solitudine per poi tornarsene a casa concludendo la commedia, si trova messa con le spalle al muro, prigioniera della sua stessa bugia a fin di bene. Ma proprio al culmine della tensione, la ragazza nota un ufficiale, giovane e bello, che  consuma la sua cena tutto solo, e senza esitare lo avvicina e lo implora di stare al gioco, di fingersi il suo fidanzato per una sera. E il giovane ufficiale,  di nome (Lord) Peter Bowen, che oltre a essere bello è ricco ed è un pari del regno, sta al gioco fin troppo, e questo la volitiva e diciamocelo, un poco frigida Patricia non lo avrebbe voluto davvero, e decide di respingere senz’altro le insistenti avances del Lord. Ma…

Insomma, come avrete capito siamo in piena commedia rosa, a lieto fine obbligatissimo. Ma nonostante si sappia che tutto andrà bene, non potremo fare a meno di innamorarci della sensibile e umorale Patricia, del tenero e determinato Lord Peter ( quanti Lord Peter nella letteratura Inglese!) della di lui incantevole sorella Tanagra detta Tan che farà di tutto per convincere la riluttante Patricia a capitolare, l’ adorabile lady Peggy, quasi una flapper, e anche del sensibile Godfrey Elton, innamorato di Tan ma senza il coraggio di palesarsi. Ma la vera anima, l’impalcatura che regge tutto il libro e forse lo rende memorabile, è il superbo studio di caratteri degli abitanti della pensione Galvin; l’autore ci presenta, con grande umanità e simpatia, un microcosmo di donne sfiorite che passano le giornate a occuparsi della vita degli altri non avendone una propria, e di mesti travet di mezza età che ormai si contentano di un buon pasto quotidiano, o di qualcuno che rida alle loro trite facezie. E se specialmente le vecchie pettegole possono risultare alquanto irritanti, alla fine, ci dice l’autore, meritano di essere compatite nella loro solitudine. In questo romanzo non esistono cattivi, solo persone inacidite, ma che alla fine sono sinceramente felici per il raggiante futuro che attende Patricia.

Certo, forse per essere nel 1918 c’è  un’eccessiva allegria nei personaggi e la guerra è un’eco fin troppo lontana (tranne un drammatico capitolo nel finale, dove durante un’incursione aerea Tedesca Patricia riceve una inattesa prova d’amore), e questi nobili sono tutti un filino troppo alla mano e disponibili a mischiarsi con la gente comune; ma tutto questo passa in secondo piano, quello che all’epoca contava è che l’Inghilterra martoriata dalla guerra aveva bisogno di un libro del genere, aveva bisogno di qualcuno che li incitasse a sognare, che gettasse il cuore oltre l’ostacolo, parlando di matrimoni e di pace. E noi, quasi cento anni dopo, abbiamo bisogno di questo libro per sognare; non siamo in guerra, solo in pieno caos, e ritrovare un mondo di gente quadrata, sensibile e coraggiosa ci fa stare meglio. Per questo, da 96 anni, “Patricia Brent zitella” continua ad essere un’efficacissima medicina per l’anima, di nuovo disponibile in tutte le farmacie…pardon, librerie.
 
VOTO; 9
 
REPERIBILITA'; Ottima, in tutte le librerie, basta ordinarlo.

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